Linee guida per riconoscere e difendersi dallo stalking |
Scritto da Davide Algeri – Psicologo Milano |
Il termine stalking deriva dall’inglese “to stalk” e fa riferimento al comportamento persecutorio di un “cacciatore” che insegue la preda, che maltratta chi cerca di allontanarsi da una relazione violenta.Per parlare di Stalking deve sussistere un nesso di causalità tra le reiterate minacce e le conseguenze che portano a un danno vero e proprio. In tal caso gli effetti possono essere devastanti e minano il senso di autonomia e di autostima, portando l’individuo percepirsi “in trappola”.Nello specifico si parla di stalking se il persecutore genera nella vittima:
Come si manifesta il maltrattamento psicologico?In genere si va dalla svalutazione alla denigrazione e spesso la persona non riesce a dare un nome a questo comportamento. Viene colpita sull’autostima, inizia a diventare fragile. Non sa se è colpa sua o se è così che funziona la realtà. Il maltrattamento avviene attraverso critiche, ingiurie, azioni di controllo delle attività sociali e interpersonali che violano la privacy, intimidazione, e il partner, nella maggior parte dei casi è una donna, che finisce per rimanere isolata perché i vicini hanno paura, perché le amiche si tengono in disparte, perché i parenti a loro volta vengono minacciati. In questo modo vengono annientate le sue capacità personali. Il ciclo della violenzaChi subisce maltrattamenti, spesso non sa che i comportamenti del partner maltrattante seguono un ciclo della violenza (Walker, 79), basato su strategie di controllo e che in genere tende a ripetersi secondo tre fasi:
Nel seguente spezzone, tratto dal film “Ti do i miei occhi” è possibile osservare parte delle fasi sopra descritte. In particolare le strategie di controllo del marito che cerca in tutti i modi di trovare giustificazioni al proprio comportamento e di spostare il problema, cercando in tutti i modi farsi perdonare (tu sei la mia vita, per favore perdonami), per poi un attimo dopo, ritornare ad essere aggressivo. SintomiIl maltrattamento produce in genere una riduzione dell’autostima e dellecapacità di reazione, portando il partner a sentirsi sempre più schiacciato. Si sviluppa inoltre una “tolleranza all’ingiuria” dove col passare del tempo i comportamenti maltrattanti aumentano sempre più di intensità, in quanto una frase come “la minestra fa schifo”, che inizialmente poteva sconvolgere, in un secondo momento dove viene agita una violenza fisica (schiaffi, pugni, pedate, strozzamento, deprivazioni di sonno, alimentare, uso di armi) scivola via. Il maltrattamento agisce quindi in modo subdolo e silente, e la donna che non se ne rende conto, finisce per morire dentro. Tra i sintomi più comuni abbiamo:
I disturbi spesso non si mostrano con il maltrattante, ma successivamente quando a storia finisce, anche in altre relazioni. Riferimenti normativi e possibili soluzioni al problemaIl d.lg. 23/02/2009 n.11 giudica lo stalking come reato del codice penale, in quanto va a ledere il concetto di libertà e di incolumità individuale e condanna il molestatore ad una pena che va da una reclusione da 6 mesi a 4 anni (642 bis c.p.) e che risulta ancora più grave se commessa da coniuge separato. In caso di ripetute molestie:
In caso di molestie telefoniche:
Se sei vittima di stalking puoi:
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