Mal di pietre – Milena Agus

Milena Agus

Mal di pietre


Edizioni Nottetempo 2006

recensione di Silvana Ferrari

Il cuore caldo e appassionato, il corpo sensuale, una bellezza particolare e la testa piena di fantasie. Questa combinazione non prelude a nulla di buono se si vive nei primi decenni del Novecento, in un paesino dell’interno della Sardegna, e se la famiglia, rigidamente cattolica, interpreta ogni piccolo segnale di libertà e di stravaganza come un peccato, un passo verso l’inferno. Lo stato di frustrazione e di negazione avrebbe portato chiunque a scegliere la pazzia e a rifurgiarvisi per conservare un minimo di sé. E soprattutto se si è donna, la stessa famiglia avrebbe preferito attribuire alla malattia, alla follia, ogni gesto di diversità e di espressione dei propri desideri. Così agisce e si mostra la protagonista del romanzo Mal di pietre di Milena Agus, raccontata dalla voce narrante della nipote.
Fin da piccola aveva avuto la testa piena di storie che le piaceva scrivere di nascosto per non passare per matta. La madre l’aveva già bollata, e cercava con dure cure corporali di riportarla sulla retta via: l’aveva quasi ridotta in fin di vita una volta e chiesto al prete di liberarla dal demonio, ‘la trattava sempre come se non fosse sangue del suo sangue’; per la madre era macca schetta– matta schietta – chi teniri sa conca prena de bentu – che tieni una testa piena di vento. Lei quello che desiderava più al mondo era l’amore, lo considerava la cosa più importante, ma anche la più difficile da ottenere perché‘se non vuole arrivare non arriva con il letto e neppure con la gentilezza e le buone azioni’. Allora veniva presa dalla disperazione, dalla smania di punirsi, di tagliarsi le braccia, di ficcarsi i chiodi in testa e strapparsi i bellissimi capelli. Una volta si era buttata nel pozzo per affogarsi e l’avevano tirata fuori con il corpo martoriato dalle pietre.
Nessuno al paese l’avrebbe sposata, i pretendenti fuggivano di fronte alla sua passione. La sposò, ormai considerata una zitella -avendo superato la trentina- un vedovo buono e gentile, che aveva perso l’intera famiglia sotto i bombardamenti alleati su Cagliari nella primavera del ’43 e trovato asilo nelle campagne all’interno, ospitato dalla famiglia della nonna. Per anni i due sposi non ebbero contatti, né rapporti fisici, rispettando il marito i desideri della donna e quando, sempre per volontà di lei, questo successe, a causa del mal di pietre – i calcoli renali – lei non riusciva portare a termine le gravidanze.
L’antefatto della storia, raccontato dalla nipote, prelude alla narrazione di eventi drammatici, vista l’infanzia e la giovinezza della nonna, ma lo sviluppo della storia assume toni più leggeri, in alcune parti allegri e quasi comici invitandoci a vedere i fatti della vita, nel loro susseguirsi a volte casuale, a volte determinato, con maggiore lievità e contentezza. La stessa protagonista, da vecchia, non si perdona, pur avendo avuto tante cose belle dalla vita, di non essere stata in grado di goderle e di apprezzarle.
Sarà alle terme, dove viene mandata per curarsi il mal di pietre che la donna incontrerà il Reduce, l’amore, la cosa che nella sua vita le era mancata e poiché ‘per tutta la vita le avevano detto che sembrava una del paese della luna, le sembrò di aver incontrato, finalmente, uno di quel suo stesso paese.’ Lui era bello, povero ma elegante, intelligente e a lei era piaciuto fin dal primo momento che lo aveva visto.
Mi fermo qui nel raccontare lasciando in chi legge la sorpresa delle scoperte che in questo romanzo sono molte. Ne dico alcune.
La costruzione di una figura di protagonista forte e vitale, dirompente nella disperazione e nella carica di passionalità e di erotismo, istintiva anche nell’adeguarsi alla sorte a lei capitata.
Il linguaggio diretto e immediato, pronto a trasmettere emozioni e sentimenti, a dare immagini e descrizioni impareggiabili di una Cagliari esclusiva per lo sguardo di chi la ama, con le sue case, la spiaggia del Poetto dalle dune bianchissime e i casotti a righe azzurre, arancioni, rosse e il mare.
Il finale è spiazzante e spaesante e spinge a rileggere, a riflettere e a porsi un po’ di domande, una su tutte quella della funzione della fantasia e dell’immaginazione nella vita e nella narrativa. La scrittrice, penso, se la sia posta e in questo romanzo abbia dato una sua risposta.

Milena Agus è nata a Genova da genitori sardi e vive a Cagliari dove insegna;Mal di Pietre è il suo secondo romanzo, dopo Mentre dorme il pescecanedel 2004 edito sempre da Nottetempo, e ha ottenuto apprezzamenti, buone critiche e positivi riconoscimenti soprattutto in Francia.

9 giugno 2007