Cassano d’Adda (Mi) espone la Mostra sulla “Violenza assistita”

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Il Comune di Cassano d’Adda (Mi) espone la Mostra sulla “Violenza Assistita”

presso il Centro Civico BIBLIOTECA COMUNALE di Via Dante 4

dal 13 al 27 Febbraio negli orari di apertura al pubblico.

martedì/mercoledì/giovedì/venerdì/sabato   9.30/12.30 – 14.30/18.00

http://www.comune.cassanodadda.mi.it/upload/cassanodadda_ecm8/gestionedocumentale/LocandinaMostraCassano_784_8895.pdf

 

Che cos’è la violenza assistita?

È definita come qualsivoglia forma di violenza cui il minore assiste all’interno della famiglia, agita contro figure di riferimento (madre, padre, sorella, fratello, etc.): assistere direttamente agli episodi violenti, o anche solo percepirne gli effetti, cagiona danni alla personalità e allo sviluppo dei minori, la cui gravità è pari a quelli prodotti dalla violenza subita.

I bambini tendono a realizzare due diversi tipi di elaborazione delle informazioni riguardanti le violenze a cui assistono. Con l’elaborazione primaria il bambino cerca di capire il grado di pericolosità e di minaccia del contesto di cui fa parte: se questa risulta non grave, per lo più, si distoglierà l’attenzione da quanto sta accadendo, al contrario, se la valutazione affettiva produce emozioni intense e forti, possono verificarsi reazioni comportamentali o sintomi piuttosto consistenti e, andando ad interferire con l’elaborazione successiva, favorire distorsioni interpretative. La seconda fase di elaborazione è volta a cercare di comprendere gli eventi e fronteggiare la situazione. Accade, quindi, che il bambino sia sempre molto attento e vigile, anche se apparentemente distratto, pronto a cogliere ogni minimo segnale che possa far capire le motivazioni che portano agli scontri facendo sì che si protraggano nel tempo. Come si diceva prima, i bambini cercano di capire quali siano le cause di quel che sta accadendo e, nel fare questo, operano due processi di attribuzione, causale e di responsabilità, si chiedono per quale motivo si scatenino le violenze e chi sia il responsabile. Rispetto al primo processo, esso viene realizzato principalmente per superare il senso di impotenza e cercare di prevedere l’evoluzione delle violenze: il bambino cerca di capire a chi è dovuto l’evento e, nella maggior parte dei casi, soprattutto se la sua età rientra nella fascia prescolare, dove è difficile immaginare il legame causale tra un evento quelli che ne conseguono, è probabile che attribuiscano a sé la causa del conflitto tra i genitori. Rispetto alla responsabilità, invece, molto presto i bambini possono esprimere empatia e stabilire, su questa base, chi siano la vittima e il “carnefice”. Se uno dei genitori sviluppa atteggiamenti depressivi mentre l’altro mostra un atteggiamento più assertivo e di attacco, sarà probabile che il bambino, a prescindere da contenuti e motivazioni del conflitto, stabilisca che la vittima è chi sembra soffrire di più e più apertamente.

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