Mobbing qualche utile nozione

QUALCHE NOZIONE SUL MOBBING:

Cos’è?
Il “Mobbing”, incluse le sue varianti, è l’aggressione sistematica e continuativa che viene attuata contro un lavoratore con diverse modalità e gradualità e con chiari intenti discriminatori dal parte del datore di lavoro o da un suo preposto o da un superiore gerarchico oppure da suoi colleghi e/o sottoposti con la tolleranza dell’azienda dove opera il soggetto aggredito. Pertanto l’attività discriminatoria del “Mobbing” è protesa ad emarginare e/o ad estromettere (licenziamento o dimissioni forzate) il lavoratore dal proprio ambiente di lavoro allo scopo di arrecargli un danno psico-fisico, morale ed economico.

I soggetti:

-il mobber: colui che fa il mobbing. Può essere chiunque dal collega geloso al capo nevrotico o frustrato, all’azienda che lo usa come uno strumento di gestione del personale.
-Il mobbizzato: colui che subisce il mobbing.

Come si manifesta?
Il mobbing, all’inizio, si può manifestare nelle forme più svariate ed il mobber (colui che fa mobbing) può essere chiunque. Qualunque sia la forma iniziale in cui si manifesta il mobbing, dopo un breve periodo il fenomeno viene sempre gestito direttamente dall’azienda, ragione per cui le vessazioni non finiscono più se non con l’estromissione dall’ambiente di lavoro del mobbizzato.
La cosa più grave che si verifica durante tutto il processo attuativo del mobbing non è tanto l’esistenza di chi non rispetta leggi, norme, dignità e vita umana sui luoghi di lavoro, quanto la presenza di chi, con i propri atteggiamenti e le proprie scelte, favorisce il processo diventando terreno fertile su cui prosperano le aggressioni e le violenze psicologiche sui lavoratori.
Il mobbing, oltre ad essere una grave lesione dei diritti del singolo lavoratore, danneggia le aziende per una ridotta efficienza e produttività mentre nel contempo è nocivo all’equilibrio sociale per le conseguenze sul piano sanitario ed assistenziale che inevitabilmente comporta. Il mobbing ogni anno costa alla collettività circa il 190% della retribuzione annua lorda di ciascun mobbizzato.
Il viaggio contro il mobbing è lungo, duro e difficile. Il tempo però gioca a favore del mobbizzato: dopo un periodo iniziale di scoramento e di depressione si ritroverà la forza di vivere, di sorridere, di sconfiggere i mobbers, e soprattutto di essere giustamente risarciti per i danni subiti.

Cosa fare:
1. Non cedere alla voglia di licenziarsi:
La prima cosa alla quale un mobbizzato pensa è quella di fuggire e di liberarsi dalla situazione stressante, abbandonando la scena. In effetti spesso il mobbing ha solo lo scopo di “poter licenziare impunemente”. Dare le dimissioni libera, è vero, dal mobbing ma con le dimissioni il mobber ha vinto.

2. Organizzarsi per resistere:
Raccogliete la documentazione delle vessazioni subite:
Poiché il mobbing, anche se non vi è una legislazione precisa e ad hoc contro di esso, rientra in fattispecie di reati previsti e penalmente perseguibili e di illeciti amministrativi (per esempio, reati: abuso di potere, minacce, violenza privata, diffamazione, calunnia, lesioni personali, etc; illeciti amministrativi: demansionamento, dequalificazione, etc.), è necessario documentare nel modo migliore le azioni mobbizzanti messe in atto dal gobbe.

Pertanto:
-Trovate colleghi disposti a testimoniare – Tenete un diario di ogni azione mobbizzante contenente: data, ora, luogo, autore, descrizione, persone presenti, testimoni
– Tenete un resoconto delle conseguenze psico-fisiche sul vostro organismo delle azioni mobbizzati; il mobbing fa ammalare: i sintomi possono essere psichici (insonnia, ansia, depressione, attacchi di panico, ecc.), fisici (emicrania, cefalea, dolori muscolari, precordialgie, acidità gastrica, tremori, mancanza d’appetito, appetito eccessivo, diminuzione della potenza e del desiderio sessuale, ecc.) e del comportamento (perdita dell’autostima, mancanza di fiducia in se stessi, senso dell’inutilità, ecc.). Questo vi faciliterà nel documentare il danno biologico che il mobbing ha determinato su di voi, al fine della richiesta di risarcimento dei danni psicofisici (lesioni personali).
– Mettete in forma scritta e fate protocollare o spedite per raccomandata R.R. ogni vostra richiesta: trasformate qualsiasi ordine verbale ricevuto, in interrogazione scritta (“a voce mi è stato detto di fare questo, chiedo conferma scritta”). Molto spesso non riceverete risposta: ciò sarà la prova di una tra le azioni mobbizzati.

3- Cercare degli alleati:
E’ questa la cosa più difficile: non sempre i colleghi sono dei “cuor di leone”.
Spesso si ritirano in disparte per evitare che il mobbing messo in atto nei vostri confronti possa estendersi anche ad essi.

4- Denunciare il mobbing ricorrendo anche alle vie legali:

In questo caso molte sono le scelte da porre in essere e bisogna avere pazienza. In primo luogo è necessario decidere se iniziare con un procedimento civile o penale (se esistono i presupposti nel caso specifico che integrano un reato). Successivamente scegliere la strategia e procedere per ottenere in sede civile il risarcimento dei danni subiti.

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