Anatomia Femminile – Donne che cantano le donne

Donne che cantano le donne

Si chiama ‘Anatomia Femminile’ e se lo sono inventato uno scrittore e una fotografa… Ecco in anteprima il loro lavoro

Quando Zoe Vincenti ce l’ha proposto abbiamo capito subito che non era il solito servizio bello, buono per ogni tempo. Sono 23 fotografie, che ritraggono altrettante cantautrici, alcune famose, altre in cerca agli inizi, a cui corrispondono 23 canzoni che parlano dell’essere donna, dalla testa ai piedi passando, ovviamente per tutto l’immaginario fisico e metafisico. Ma queste 23 ragazze non si sono trovate per caso davanti all’obiettivo di Zoe. Sono state riunite per una ragione ben precisa da uno scrittore, Michele Monina, fissato (e preoccupato, molto preoccupato) di spiegare a sua figlia pre-adolescente che presto cambierà. Forme e mente. Così, insieme alla fotografa, ha pensato di costruire un percorso artistico: ragazze che di mestiere fanno musica scelgono una parte del loro corpo e la cantano. Zoe le ha catturate proprio in quella parte di corpo a loro più caro o problematico. Il progetto ha dato origini a un libro e a un cd allegato al libro. Un lavoro ancora incompleto, specificano gli autori, in continuo divenire… perché la donna ha tanti lati, sottili sfaccettaure, poliedrismi complicati… Cliccando qui entrerete, dunque, nel mondo fantastico di 23 ragazze che hanno accettato una sfida importante. Date la vostra preferenza alla foto e alla canzone scegliendo Mi Piace. Ma prima, leggete le ragioni di Michele.

Michele Monina, Foto Zoe Vincenti

Di Michele Monina

Provateci voi. Sì, provateci voi a spiegare a vostra figlia, di neanche dieci anni, che presto diventerà una donna. Lei, lì, che gioca con gli amici cucciolotti o canta le canzoni di Violetta presto sarà una ragazzina sempre in polemica con me, suo padre, e con tutti i turbamenti che l’adolescenza le scaglierà contro come pioggia acida. Provateci e vedrete che fallirete miseramente. Perché io ci ho provato. E subito ho capito che si metteva male, che le parole che stavo cercando, io che con le parole ci campo, non le riuscivo mica a trovare, nascoste molto bene da qualche parte, o forse addirittura inesistenti. È bastato che mi accorgessi, al mare, che mia figlia stava mettendo un po’ di ciccia laddove un giorno sarebbero spuntate le prime forme e che mia moglie mi facesse notare che no, non era ciccia, ma erano proprio quelle prime forme che cominciavano a dare mostra di sé perché io entrassi nel panico e andassi incontro al mio fallimento. Però io sono un padre moderno, e soprattutto mi occupo di musica.

 

Zoe Vincenti, Autoscatto

E nell’occuparmi di musica sono incappato in un gruppo di cantautrici in cerca di un po’ di visibilità, così i nostri sforzi sono convogliati verso una stessa comune direzione.

Ho proposto a 23 cantautrici di scrivere una canzone su una parte del loro corpo, reale o metaforica, così da poter spiegare a mia figlia cosa sarà di lei domani.

Zoe, nel mentre, ha fotografato quelle stesse 23 cantautrici, ricreando alla sua maniera le parti del corpo cantate da loro.

Io ci ho scritto su un brano, Quello che gli occhi, con Andrea Mirò, sorta di manifesto diAnatomia femminile, e ci ho anche scritto un sacco di altre parole, tutte atte a spiegare che no, non c’è niente da fare, un padre certe cose a una figlia non gliele può proprio spiegare.