Una poesia di Susana Chavez…per il nostro 25 Novembre “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”

Susana Chavez
Susana Chavez

           SANGUE NOSTRO

Sangue mio,

di alba,

di luna tagliata a metà

del silenzio.

della roccia morta,

di donna in un letto,

che salta nel vuoto,

Aperta alla pazzia.

Sangue chiaro e nitido,

fertile e seme,

Sangue che si muove incomprensibile,

Sangue liberazione di se stesso,

Sangue fiume dei miei canti,

Mare dei miei abissi.

Sangue istante nel quale nasco sofferente,

Nutrita dalla mia ultima presenza.

                                                                                       Susana Chavez

 

(Ciudad Juárez, 5 novembre 1974Ciudad Juárez, 6 gennaio 2011) è stata una giornalista, poetessa, attivista per i diritti umani messicana.[1]

È conosciuta come autrice dello slogan “non una morta di più”, usato dagli attivisti per manifestare contro il massacro delle donne di Juárez, dove dal 1993 in poi centinaia di ragazze sono state sequestrate, violentate, torturate, uccise o sono semplicemente scomparse nel nulla. Fu trovata uccisa e mutilata il 6 gennaio 2011 a Cuauhtémoc (suo quartiere natale) all’età di 36 anni ma il riconoscimento del corpo avvenne solo cinque giorni dopo.

Biografia

Susana Chavez iniziò a scrivere poesie all’età di undici anni, partecipando a molti dei festival letterari e forum culturali Messicani, offrendo anche letture delle sue poesie durante le manifestazioni per le donne scomparse e assassinate. Laureata in psicologia alla Universidad Autónoma de Ciudad Juárez, al momento della morte stava lavorando ad un libro di poemi e scriveva inoltre sul suo blog Primera Tormenta.[2]

La morte

Molto probabilmente la morte risale al 6 gennaio 2011, esattamente il giorno dopo la scomparsa. Secondo la madre, Susana era uscita di casa per andare a trovare delle amiche ed è stata uccisa durante il tragitto, a poca distanza da casa. Il suo cadavere, con una mano mozzata, è stato trovato seminudo, con la testa avvolta in una borsa nera. I tre presunti assassini, tre ragazzi di 17 anni, sono stati arrestati. Sui motivi del delitto la Commissione statale per i diritti umani (Cedh) e la procura della repubblica locale divergono. La prima sostiene che è stata strangolata dai ragazzi che, apparentemente, hanno tentato di violentarla e il locale procuratore della repubblica, Carlos Manuel Salas, ha assicurato ad un canale tv che la donna era uscita di casa ubriaca e si era diretta in un bar dove si trovavano i tre ragazzi, ubriachi e drogati. Questi hanno finito per ucciderla e sono stati arrestati in flagrante.[3]

Il cadavere fu consegnato solo cinque giorni dopo, lasciando molte ombre sul caso: l’autorità di Chihuahua, infatti, non è stata capace di risolvere neanche un caso fra quelli dei 13 attivisti sociali assassinati in un anno in città, e tenta in ogni modo di slegare la figura di Susana dall’attivismo di Juárez.[4]      DA WIKIPWDIA

23Era il 27 luglio del 2012 quando Elina Chauvet le utilizzò per la prima volta in un’installazione artistica pubblica davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas, per ricordare le centinaia di donne uccise nella città messicana di Juarez. Da quel giorno le scarpette rosse, dello stesso colore del sangue versato da tantissime donne in tutto il mondo, sono diventate il simbolo della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.