Maria Cristina Altieri, regista di questa performance, nonché ideatrice e curatrice del Laboratorio ESSERE DONNA (organizzato nell’ambito dei progetti La.D.I. e THINK LADY spiega l’intento di questo lavoro:
” Questo evento vuole dare voce alle emozioni che nascono in noi quando si parla di violenza sulle donne, storie di donne semplici, donne che pagano la gelosia dei compagni, la possessività di padri e mariti, le ingiustizie di una cultura che fatica a superare il patriarcato che reca in sé la concezione che la donna è inferiore all’uomo.
Il nostro intento è dare voce a queste emozioni, empatizzando con le vittime e provando a metterci nei loro panni, nelle loro paure e insicurezze, nella loro fragilità, per scoprire poi che sono anche le nostre, di tutte noi. Di tutti noi.
Mi piacerebbe che le donne fossero libere, libere di raccontare la loro storia nel tentativo di ridare luce e colore alla propria vita.
L’arte e l’atto creativo permettono di realizzare questo spazio di libertà, spazio che ha permesso a noi di sostenere la violenza, il dolore, la disperazione di troppe donne a cui dedichiamo questo spettacolo.
Nel raccontare a modo nostro l’oscurità che regna nella vita di molte donne abbiamo sentito l’esigenza di portare colori, forme, movimento attraverso gli abiti che diventano le parole di tutte noi Donne. Siamo partite da opere d’arte di grandi pittori che immortalano atti di violenza contro le donne, le emozioni emerse sono state l’ispirazione per la creazione di abiti-emozione. Abiti che vogliono vestire, coprire, nascondere, mostrare ma soprattutto raccontare con un linguaggio poetico quanto la violenza faccia male al mondo, non solo a chi la subisce.
Questi abiti non vogliono tradire il dolore e la sofferenza ma anzi il loro intento è benedirlo. Bene-dirlo. Dirlo bene. Raccontare bene significa riconoscere, dare senso, scegliere le giuste parole, far emergere consapevolezza. Perché queste sono le uniche armi a disposizione per cambiare una cultura che vuole annientare le donne, da sempre.”.