E’ la cultura machista che genera violenza – di Daria Bignardi

È la cultura machista che genera violenza

101 nel 2006, 107 nel 2007, 112 nel 2008, 119 nel 2009, 120 nel 2010, 137 nel 2011 e 54 soltanto nei primi quattro mesi di quest’anno sono le donne uccise in Italia, soprattutto da fidanzati ed ex fidanzati, ex mariti e mariti, comunque da maschi violenti. Venerdì 27 aprile le donne di Se non ora quando hanno diffuso un appello al quale è impossibile non aderire, e Roberto Saviano ha scritto su Twitter: «È una mattanza, chiamiamolo femminicidio», una parola respingente che purtroppo rende l’idea.
La storia di Vanessa Scialfa, 20 anni, strangolata e gettata da un viadotto dal fidanzato di 34, è insopportabile. La violenza lo è sempre ma la violenza sulle donne, «i negri del mondo» come diceva John Lennon, ancora di più. Perché rimanda a una cultura della disuguaglianza. Tanti commentatori in questi giorni hanno ricordato mortificati che l’Italia è il Paese dove fino a pochi anni fa esistevano ancora le attenuanti giuridiche per il cosiddetto delitto d’onore: Michele Serra ha proposto di introdurre ora il concetto opposto, quello dell’aggravante nei casi di rapporti presenti o passati tra vittima e aggressore.
Sarebbe giusto dare pene più severe a chi uccide o fa del male a chi pretendeva di amare? Probabilmente sì. Sarebbe un segnale, una presa di posizione. Vorrebbe dire: «Questo è un Paese che combatte ogni retaggio arcaico e tribale». Ma stabilire un’aggravante del genere avrebbe un’implicazione involontariamente discriminatoria? Sancire la diversità aggrava la diversità? È un’annosa questione sulla quale è difficile avere le idee chiare. Vista in un’ottica temporale, verrebbe da dire che, poiché da migliaia di anni le donne sono vittime di violenze, ora possiamo concederci qualche secolo di «leggi speciali», giusto per andare pari, anche se il solo concetto di legge speciale rimanda a qualcosa che ci fa paura. La cultura dell’emergenza è rischiosissima.
Che cosa può fare allora ognuno di noi, oltre a firmare appelli e petizioni? Possiamo educare i bambini, maschi e femmine, al rifiuto della violenza ma soprattutto della cultura della disuguaglianza e del machismo. Possiamo spiegare, e dimostrare, che una ragazza in gamba rifiuta l’idea di trovare attraente un uomo manesco o morbosamente geloso e possessivo. Che la passione non ha nulla a che vedere con la brutalità e la forza fisica. Non sarà per niente facile, anzi. C’è un periodico ritorno, nei video musicali e nelle pubblicità di moda, di un’estetica sexy che allude a maniere forti.
Mi torna  in mente il video di Lana Del Rey con Bradley, un attraente modello tatuato che la strapazza. Quando l’ho incontrata, ci ho scherzato sopra, le ho detto di salutarmelo. Avrei dovuto ignorarlo, o chiederle chi fosse quel fessacchiotto, e perché nel video di Born To Die  permetteva a un tanghero simile di trattarla così. La prossima volta ci starò più attenta. Combattere la violenza, e la cultura che la genera, vuol dire non abbassare mai la guardia della razionalità.