11 febbraio 1996: nel ricordo di Amelia Rosselli e del suo mal di vivere

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Il mal di vivere di Amelia Rosselli

Amelia Rosselli è una delle voci poetiche più importanti del ‘900, non ancora riconosciuta nella misura in cui il suo talento invece imporrebbe. La sua poesia si colloca sulla scia di poeti come Campana, Montale, Rimbaud, ma è ispirata anche da Dante, Petrarca, Shakespeare. Una voce di ampio respiro, che supera i limiti, talvolta angusti, della nostra poesia nazionale. Anche l’adesione, negli anni Sessanta, all’avventura del Gruppo ’63, sarà contraddistinta dalla volontà di non uniformarsi e da un atteggiamento di orgogliosa distanza.
Amelia nacque nel 1930 a Parigi, per le eccezionali vicende che coinvolsero la sua famiglia. Il padre, l’antifascista Carlo Rosselli, fondatore del movimento Giustizia e Libertà, costretto all’esilio a Parigi, venne assassinato nel 1936, insieme al fratello Nello, per mano di sicari di Mussolini.
In seguito all’invasione della Francia da parte dei nazisti, Amelia trascorse la sua adolescenza in viaggio con la madre, inglese, e con i fratelli, tra Londra e gli Stati Uniti, fino al trasferimento in Italia nel 1948. Qui, grazie all’intervento della nonna, anche lei Amelia, scrittrice di teatro veneziana, trovò un lavoro come traduttrice che le permise di mantenersi a Roma e di dedicarsi agli studi musicali, sua prima passione. Venne così in contatto con i musicisti dell’avanguardia di quegli anni, tra cui Turchi, Dalla piccola, Petrassi. La musica sarà un punto di riferimento costante e l’aspetto metrico della poesia continuo oggetto di sperimentazione. Disse anche di aver effettuato, in alcuni casi, delle vere e proprie trascrizioni poetiche da brani di Bach e Chopin.
Tra gli incontri fondamentali, quelli con Elio Vittorini e Pierpaolo Pasolini. Mentre un rapporto particolare nacque con il poeta lucano Rocco Scotellaro, a cui fu legata da una profonda amicizia interrotta bruscamente dalla scomparsa prematura di lui e suggellata da Cantilena (poesie per Rocco Scotellaro) .
Contro questo destino nefasto («Contiamo infiniti cadaveri. Siamo l’ ultima specie umana»), Amelia sembra tuttavia non arrendersi. Si impone «il desiderio di vincere la battaglia contro il male, la tristezza, le fandonie, 1’incoscienza, la pluralità dei mali». IL forte istinto alla sopravvivenza e la risorsa vitale dell’ironia saranno tra le forze volte a contrastare la pulsione di morte sempre sottesa alla sua parola poetica. Ciò che ne risulta è un linguaggio poetico che si dà un ordine e lo distrugge nel medesimo istante, scardinando la sintassi consueta per un nuovo ordine visionario, le regole metriche per un originale costruzione musicale, introducendo come soggetto la donna, quale voce poetica non tradizionale.
Nello scritto giovanile intitolato La libellula, da lei definito «un poemetto politico, femminista oltre che poetico», l’autrice riscrive due note figure femminili nella storia della poesia moderna, Ortensia di Rimbaud ed Esterina di Montale: « Esterina i tuoi vent’anni/ti misurano cavità orali e auricolari Esterina/la tua bocca pendente dimostra che tu sei fra/le più stanche ragazze che servono al di dietro/dei banchi».
Nella poesia, prevalentemente d’amore, si brucia l’attimo di entusiasmo e 1’istinto di morte, in un’oscillazione continua tra ansia di felicità e male di vivere. La figura maschile è sempre evanescente e il desiderio insoddisfatto diventa ossessione, secondo il meccanismo da Freud chiamato del ‘fort-da’ (ogni relazione con la presenza si compie su un fondo di assenza).
La figura retorica più presente nei suoi versi è il lapsus.
Amelia Rosselli è vissuta a Roma combattendo un’estenuante battaglia contro i fantasmi generati senza tregua dalla sua mente, fino al suicidio avvenuto l’11 febbraio 1996, a causa dell’aggravarsi dei suoi disturbi psichici.

Emilia Morelli

Amelia Rosselli, Perdonatemi, perdonatemi, perdonatemi
Perdonatemi perdonatemi perdonatemi
vi amo, vi avrei amato, vi amo
ho per voi l’amore più sorpreso
più sorpreso che si possa immaginare.

Vi amo vi venero e vi riverisco
vi ricerco in tutte le pinete
vi ritrovo in ogni cantuccio
ed è vostra le vita che ho perso.

Perdendola vi ho compreso perdendola
vi ho sorpresi perdendola vi
ritrovo! L’altro lato della pineta
era così buio! solitario! rovinoso!

Essere come voi non è così facile;
sembra ma non lo è sembra
cosa tanto facile essere con voi ma
cosa tanto facile non è.

Vi amo vi amo vi amo
sono caduta nella rete del male
ho le mani sporcate d’inchiostro
per amarvi nel male.

Cristo non ebbe così facile disegno
nella mente tesa al disinganno
Cristo ebbe con sé la spada e la guaina
io non ebbi alcuna sorpresa.

Candore non v’è nei vostri occhi
benevolenza era tanto rara
scambiando pugni col mio maestro
ma v’avrei trovati.

Vi amo? Vi amerei? Tante cose
nel cielo e nel prato ricordano
amore che fugge, che scappa
dietro le case.

Dietro ogni facciata vedere quel
che mai avrei voluto sapere; dietro
ogni facciata vedere
quel che oggi non v’è.

Amelia Rosselli (Parigi, 28 marzo 1930 – Roma, 11 febbraio 1996)
Lella Costa: attrice, autrice

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